I Fenici in Sardegna

Foto panoramica di Tharros
Nel periodo di massimo sviluppo della civiltà nuragica, intorno al X secolo a.C., la Sardegna cominciò ad essere frequentata da altre popolazioni mediterranee che instaurarono con i sardi una serie di rapporti, inizialmente solo commerciali, poi anche politici e militari; i primi furono iFenici.
La Fenicia era un'arida striscia di terra tra i monti del Libano e il mare, nel bacino orientale del Mediterraneo; non adatta all'agricoltura, era invece ricca di coste che facilitavano i viaggi. Fu così che i Fenici, popolazione d'origine semitica, si dedicarono alla navigazione e al commercio, arrivando a spingersi addirittura oltre lo stretto di Gibilterra. Durante i loro viaggi approdavano sui litorali stranieri, fondando numerose colonie che divennero importanti basi commerciali.
Attratti dalla fertilità del suolo e dalla ricchezza delle miniere, fra il 1000 e il 900 a.C. raggiunsero anche le coste sarde.

In una colonna sepolcrale risalente al IX secolo a.C. (la stele di Nora, conservata nel Museo Archeologico Nazionale di Cagliari) che ricorda l'erezione di un tempio al dio cipriota Pumay, compare per la prima volta il nome "Sardegna", più esattamente il toponimo SHRDN, mancante di vocali come in tutte le lingue semitiche.
Inizialmente i Fenici crearono piccoli centri che utilizzavano come scali marittimi; ma nel giro di un secolo questi insediamenti si trasformarono in città vere e proprie.
Karalis, Nora, Bithia, Tharros, Sulcis divennero i punti di riferimento per i traffici nel Mediterraneo che ancora non conosceva il dominio dell'impero Romano.
Nacquero altri centri minori e anch'essi svolsero un ruolo di rilievo: è il caso di Othoca, e Cornus presso Oristano, di Neapolis nei pressi di Santa Maria di Nabui e di Monte Sirai presso Carbonia.
I rapporti tra le popolazioni nuragiche e i Fenici furono probabilmente pacifici: la collocazione costiera delle città fenicie, in zone in cui non esistevano precedenti insediamenti nuragici, fa pensare che non esistessero ragioni di conflitto fra loro; si suppone invece che ci fosse un rapporto di collaborazione e di scambio commerciale.
Il contatto con i Fenici portò ai popoli dell'isola vantaggi sia di carattere spirituale sia materiale. Oltre alla scrittura i Nuragici conobbero la città, una forma di organizzazione della comunità per loro nuova e conobbero divinità diverse rispetto a quelle che avevano adorato per secoli.
Migliorarono anche le condizioni di vita dei nuragici, che impararono a sfruttare più a fondo le risorse naturali dell'isola: ai Fenici si deve l'introduzione delle coltivazioni della palma e dell'ulivo; le tecniche per la produzione del sale, e per la pratica della pesca.
I Fenici aiutarono i Sardi a sfruttare i giacimenti minerari, fecero conoscere loro il ferro e l'oro, portarono nell'isola prodotti esotici: calderoni e porta torce bronzei, raffinate ceramiche e vasetti di olio profumato.
Fonte:Il sardo.it

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